E’ domenica mattina e il cielo è azzurro, anche se all’orizzonte si profilano nuvole non molto incoraggianti. Ma che importa, il resto del cielo è azzurro e il sole splende comunque.
Il vento, fresco e leggero, sfiora i miei capelli, le mie ciglia, la mia pelle, i mie vestiti. E non solo.
Seduta sul balcone di casa, con la schiena appoggiata al muro e le gambe incrociate, lascio che le pagine del mio diario si voltino con sé.
Nessuna di esse è scritta, nessuna che riporti un segno della mia calligrafia particolare. Nessuna. Eppure, tra quelle righe grigie e sottili, che sono le uniche a solcarle e che si susseguono parallele ed equidistanti tra loro, qualcosa c’è. E’ come quando osservo l’orizzonte del mare, che lontano sullo sfondo del cielo sembra immobile, quando anche lì le onde oscillano e danzano continuamente sotto il sole, la luna, le stelle, le nuvole.
E così, sulla superficie di ogni riga, vibrano i miei ricordi, le mie sensazioni, ogni piccolo sussulto del mio cuore, un respiro, una carezza, un’amarezza, il brivido di un istante.
Un sogno.
Una speranza.
Quella custodita in un diario dalla copertina verde.
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